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L’abito non fa il monaco

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AUTORE: BRUNO FERRERO – LIBRO: SOLO IL VENTO LO SA – EDITORE: ELLEDICI

 

C’era una volta un bramino buono e pio che viveva con le elemosine che i fedeli gli regalavano. Un giorno pensò: “Andrò a chiedere l’elemosina vestito come un povero intoccabile”.

Così mise uno straccio intorno ai fianchi, come fanno i paria, i più poveri dell’India.

Quel giorno nessuno lo salutò, nessuno gli diede l’elemosina.

Andò al mercato, andò al tempio, ma nessuno gli rivolgeva la parola.

La volta successiva il bramino si vestì secondo la sua casta: si mise un bel vestito bianco, un turbante di seta e una giacchetta ricamata. La gente lo salutava e gli dava denaro per lui e per il tempio.

Quando tornò a casa, il bramino si tolse gli abiti, li posò su una sedia e si inchinò profondamente. Poi disse: “Oh! Fortunati voi, vestiti! Fortunati! Sulla terra ciò che è certamente più onorato è il vestito, non l’essere umano che vi è sotto”.

 

Perché‚ badiamo ai vestiti e non alle persone? Crediamo alle cravatte e non alle idee e spesso i giovani sposano un abbigliamento, non una persona…

Un circo fermo in uno spiazzo alla periferia del paese, durante la rappresentazione, prese fuoco. Il clown, già abbigliato per lo spettacolo, corse a cercare aiuto. Arrivò affannato nella piazza del villaggio e prese a supplicare i paesani: “Correte presto! Il circo sta bruciando !”.

Ma la gente prese le grida del pagliaccio come spettacolo, per cui lo applaudiva, ridendo fino alle lacrime.

“Se non lo fermiamo subito, il fuoco attaccherà i campi di grano maturo e arriverà al paese!”, gridava il clown e tentava inutilmente di scongiurare gli uomini ad andare, spiegando che non si trattava affatto di una finzione, di un trucco, ma di un’amara realtà.

Il suo pianto intensificava le risate: “Bravo!”, esclamavano. “Sei un vero attore!”.

Così il fuoco avanzò tranquillamente: divorò il circo e tutte le case del villaggio.

 

Preghiera

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Vieni, Spirito Santo,
e irrompi come un vento impetuoso
nelle nostre comunità.
Vieni Spirito Santo come un fuoco ardente,
brucia tutto ciò che ci impedisce
di seguire il Vangelo di Gesù,
brucia ogni nostro atteggiamento meschino,
brucia ogni carico inutile,
brucia ogni paura e ogni gelosia.
Infiamma il nostro cuore,
di un coraggio a tutta prova,
di una generosità senza limiti,
di una misericordia inesauribile.
Vieni, Spirito Santo, e insegnaci a parlare
l’unico linguaggio che tutti possono
comprendere: il linguaggio dell’amore della
salvezza, del perdono.
Liberaci da tutto ciò che complica,
indebolisce e annienta le nostre parole.
Donaci di portare a tutti il lieto annuncio
con parole cariche di bontà e rispetto.

Fonte: Scuola di formazione teologica di Guastalla

Poesia

tresca

Tresca

Un filo in mano basta
per scoprire l’orditura
di tessuto ormai sbiadito,
sgualcito e liso dal tempo.
Tresca amorosa ormai scoperta.
Ma perché io? Spirito, sogno
La presenza tua ,
questo peso che mi angoscia dentro.
A chi confesserò i miei peccati?
Lo credevo quasi un Dio!
Angosciante delusione,
questo pianto che dal cuore
viene fuori come fuoco,
ma mi dico che ti importa?
Senza nessuna ragione
solo questo malumore
che tormenta il mio andare.
I due cuori sanguinanti di passione,
come uccello di rovo.
Che quando lascia il nido
solo, su una grande spina affilata s’infilza,
ed è li che mentre muore,
supera con melodia d’amore,
con cuore palpitante
il canto dell’allodola e dell’usignolo.
La cosa mi sgomenta,
come può l’ipocrisia
camminare nella via
Di chi ormai i suoi piedi
infilava in un lenzuolo?
Un inganno a te Signore,
viver come due ladroni,
Dal profondo del mio cuore
pregherò te Signore,
Chiederò a te perdono,
e con amore silenzioso
Uscirò da questa scena,
senza fare alcun rumore.

©  Pinuccia Dattoli

 

Perché avete paura

casa-in-fiammePerché  avete paura 

Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio.
Mentre le fiamme divampavano, genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore.
Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile… E i vigili del fuoco tardavano.
Ma ecco che lassù, in alto, s’apri la finestra della soffitta e il bambino si affacciò urlando disperatamente: “Papà! Papà!”.
Il padre accorse e gridò: “Salta giù!”.
Sotto di sé il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma sentì la voce e rispose: “Papà, non ti vedo…”.
“Ti vedo io, e basta. Salta giù!”. Urlò l’uomo. Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo.
Non vedi Dio. Ma Lui vede te. Buttati!
Autore: Bruno Ferrero – Libro: C’è Qualcuno Lassù

Il Santo del giorno

Sant’Antonio Abate
santantonio1Antonio nacque presso Eraclea (Egitto Superiore) nel 251 da nobili genitori, ricchi e timorati di Dio, i quali si presero grande cura di educarlo cristianamente. A soli diciotto anni li perdette, rimanendo egli custode di una piccola sorella e possessore di considerevoli ricchezze.

Ma la voce di Dio non tardò a farglisi sentire: era orfano da appena sei mesi, quando in chiesa sentì leggere le parole di Gesù al giovane ricco: « Se vuoi essere perfetto, vendi quanto hai, e dallo ai poveri, così avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi ».

Antonio le prese come dette a se medesimo: andò a casa, distribuì le sue sostanze ai poveri, riservandosene solamente una piccola porzione pel mantenimento suo e della sorella. Poco dopo avendo udito le altre parole di Gesù: « Non vi prendete fastidio del domani », diede ai poveri anche il rimanente, pose la sorella in un monastero di vergini, e lui stesso si ritirò a fare vita penitente nel deserto.

Quivi si sforzava di praticare le virtù che vedeva praticate da altri santi penitenti, nelle cui cellette spesso si recava per imparare da essi la via della perfezione. Lavorava inoltre per procacciarsi il cibo, e tutto ciò che guadagnava in più lo donava ai poveri. Ma il demonio non poteva sopportare in un tal giovane tanto ardore di perfezione, e cercò tutte le maniere possibili per distoglierlo dal suo intento; ma Antonio si raccomandava caldamente notte e giorno a Gesù, e accompagnava le preghiere con rigorosissime penitenze. Mangiava pochissimo e poverissimamente una volta sola al giorno, dormiva sulla nuda terra, e macerava in ogni modo il suo corpo: ottenne così completa vittoria sul demonio. Dopo un po’ di tempo, pregato un amico che ogni settimana gli portasse qualcosa per cibarsi, si volle appartare maggiormente; si inoltrò nel deserto, si pose in una grotta. Quivi il demonio ricominciò a tendergli le sue insidie, ed una volta venne e lo percosse tanto, che egli fu vicino a morirne; ma benché giacesse per terra sfinito, continuò a pregare e a cantare il versetto del salmo: « Ancorchè eserciti interi siano schierati contro di me, il mio cuore non temerà ». Al demonio poi ripeteva le parole di S. Paolo: « Nulla mai potrà separarmi dalla carità di Cristo ».

Volle poi egli segregarsi ancor più dagli uomini, e si inoltrò nel deserto giungendo ad una grande grotta; ma furono tante le istanze che alcuni gli fecero per essere suoi discepoli, che egli li accettò, ed essi incominciarono ad abitare vicino a lui.

Ai suoi discepoli il Santo raccomandava continuamente la perseveranza, la custodia del cuore, l’esortazione vicendevole, la pratica delle virtù, e il ricordo quotidiano dei Novissimi. Morì esortando i suoi monaci l’anno 356 al 17 gennaio, in età di 105 anni.

Sant’Antonio AbateTutti coloro che hanno a che fare con il fuoco vengono posti sotto la protezione di sant’Antonio, in onore del racconto che vedeva il Santo addirittura recarsi all’inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori. È invocato contro la peste, lo scorbuto, i morbi contagiosi e appunto l’herpes zoster detto anche “fuoco di Sant’Antonio”. I colpiti da questa affezione si recavano in pellegrinaggio presso Arles, dove stavano le reliquie del santo. Fu necessario costruire per loro un ospedale, il quale fu retto da religiosi che avevano come insegna la tradizionale gruccia a forma di “T”, attributo del santo. Costoro, per mantenersi, allevavano maiali che vagavano per le strade nutriti dalla carità pubblica. Quando le ordinanze ecologiche vietarono la libera circolazione delle bestie, fu fatta un’eccezione per questi suini purché distinguibili da una campanella. Per questo il santo è raffigurato con un maialino; da qui la sua protezione su tutti gli animali domestici.

È invocato anche per le attività agricole (pare che negli ultimi anni tenesse un orticello; i diavoli, in forma di fiere, glielo devastavano, ma lui li cacciava in nome di Dio) e per quelle di allevamento. Guantai, tessitori, tosatori, macellai, salumieri, confettieri e archibugieri lo tengono come protettore. Anche i panierai, perché il santo, per combattere l’ozio, intrecciava canestri. E i becchini, per la parte da lui avuta nella pietosa sepoltura dell’eremita Paolo. Per certi detti popolari, chi è colpito da sciagura improvvisa “deve aver rubato il porco di sant’Antonio”; gli intriganti e gli scrocconi vanno “di porta in porta come il porco di sant’Antonio”

.PRATICA. Impariamo da S. Antonio a ricorrere prontamente a Dio nelle tentazioni e a mortificare il nostro corpo per poter vincere il demonio. 

PREGHIERA. Deh! Signore, ci renda accetti l’intercessione del beato Antonio, affinché quel che non possiamo coi nostri meriti, lo conseguiamo per il suo patrocinio.

Da Santo del giorno.it