Giusi grazie! Sto bene scusami se non sono passata come ti avevo promesso mi dispiace tantissimo, non ho molto tempo per il PC. Verrò a leggerti promesso! ciao a presto
Non dorme il campo indurito dal freddo dell’inverno. Alimenta una vita che sa aspettare, che ha imparato a crescere rispettando tempi distesi e stagioni lente, che nulla lasciano all’improvvisazione o alla fretta di “diventare”, di “produrre”, di “fare”, di “contare”.
Qui è nascosto, anzi, qui si rende manifesto il mistero e il senso del vivere. Quel piccolo seme, che diventerà pane dell’incontro e della festa, è il simbolo più bello e più espressivo del dono, della condivisione, della vita.
Non si misura un campo di grano che cresce: lo si ascolta; lo si attraversa con calma e curiosità; lo si abita, mentre lo si lascia entrare in quelle stanze interiori dove troppo raramente ci si sa appartare per affrontare domande alle quali, soli, si è chiamati comunque a dare risposte.
La solitudine che sperimenta ciascuno di fronte a se stesso non è isolamento, ma il tempo del radicamento. La distanza che tiene lontano tra loro le persone amate non è separazione, ma uno spazio di prossimità incredibile che recupera e rende vicino, intimo, tutto ciò e tutti coloro che davvero contano.
Può forse una distanza materiale tenerci lontano dagli amici o dalle persone significanti che abitano stabilmente, invece, la nostra vita interiore?
Quando arriverà il giorno in cui sarà chiaro a noi stessi che ogni dono offerto o ricevuto è un augurio di felicità, quando arriverà per noi quel giorno dovremo a nostra volta donare il nostro dono a qualcuno che sappiamo ne farà buon uso; costui potrà apprendere, allora, che le uniche cose che contano sono quelle fatte di verità e di gioia, e non di latta e lustrini.
Non può essere altro, dunque, a condurci e a governarci se non la gioia e la verità. E proprio questo è il “tempo della spiga”. Il tempo che scorre per far diventare tutto “dono”.
Siamo chiamati a giocare con il tempo e con la vita per il gusto di vivere, di amare, di essere amati. Siamo invitati al tavolo delle cose che crescono piano, della vita che non è tale se non si fa dono, se non si fa vicina.
Siamo in viaggio, sempre e di nuovo, alla scoperta delle cose del mondo, per capirle, alla ricerca di ogni incontro che ci rende vicini gli uni agli altri, partecipi e compagni di un andare che favorisce condivisione e partecipazione.
Ci incontreremo nel bel mezzo dell’unica Festa che non potrà mai finire, in un tempo senza fine, nel “per sempre”. Lì ogni domanda troverà risposta, ogni ansia consolazione, ogni lontananza intimità, ogni desiderio compimento.
Carissima Pinuccia,
non può essere altro a condurci e a governarci se non la gioia e la verità. Siamo invitati al tavolo delle cose che crescono piano: la vita non è tale se non si fa dono.
E’ il “tempo della spiga”.
Spero tu ora stia in buona salute. Un abbraccio fraterno.
Grazie Fausto del tuo commento. Adesso sto meglio, tra qualche giorno torno a casa. I tuoi scritti sono sempre belli. Mi fanno riflettere, mi danno gioia e mi istruiscono. Vedo questo campo che non dorme,aspetta la maturazione del suo seme. Ogni seme ha bisogno del suo tempo di maturazione, come la nostra fede. Il campo siamo noi, il seme ci viene fatto dono dallo Spirito Santo, il giorno del nostro battesimo, matura in noi con l’ascolto della sua parola, assimilandola, masticando, ogni giorno. Rifletto sulla bellissima spiga, che si trasforma in pane della vita. È il dono più bello che ci è stato fatto, che si ferma nei meandri del nostro cuore, tramutandosi in amore infinito. Caro Fausto come si può essere separati e lontani dai nostri amici e da tutti coloro che abitano la nostra vita interiore. Noi siamo tutti uniti nell’amore di Gesù. Non c’è separazione. Ed è proprio questo pane che ci unisce in un solo corpo. Niente conta per me, apparire, ne guarnirsi come albero di Natale. L’unica cosa che realmente conta per me, in questa vita che devo trascorrere, è che domani,con l’aiuto della Mamma Celeste, possa anch’io
piacere a nostro Signore. Ti abbraccio fraternamente carissimo Fausto e ti auguro una splendida giornata 😊
Qualcuno ha sentenziato “Tutti hanno un orologio e nessuno ha tempo. Scambiate le due cose: lasciate il vostro orologio e riprendetevi il vostro tempo”.
Questa affermazione sul rapporto tra orologio e tempo mi sembra meritevole di profonda considerazione.
L’orologio è diventato, soprattutto ai nostri giorni, una sorta di giudice inesorabile: persino quando si è in chiesa, è facile vedere fedeli che controllano l’ora quasi a contingentare anche il tempo destinato al Divino. Si diventa, così, schiavi delle scadenze prefissate. Guai a infrangere la sequenza degli impegni di un ufficio, guai a interrompere una serie di affari e di incombenze per restare da soli, fermarsi, passeggiare, pensare, respirare! Certo, non bisogna dilapidare “il tempo che divora ogni cosa”, un tempo che si è fatto breve. Tuttavia, in una società frenetica come la nostra, convinta solo che “il tempo è denaro”, è necessario qualche volta di più buttar via l’orologio e riappropriarsi del nostro tempo per viverlo in modo personale, libero, intimo, creativo, quieto e sereno.
Prendiamo, ad esempio, il tempo della settimana: anche se per noi non è il giorno festivo per eccellenza, il sabato è diventato ormai per tutti una data di riposo come la domenica. Purtroppo queste due giornate, segnate dalla tradizione ebraica e cristiana da una tonalità spirituale, si sono ridotte ad essere semplicemente un generico “fine settimana”.
Sarebbe il caso, invece, di ricondurle alla loro vera anima primordiale: giorni di distacco dalle cose, dagli strumenti e dagli affari pratici, e di attaccamento allo spirito. Riduciamo, invece, sabato, domenica e vacanze a un tormentoso ed esagitato spostamento da un luogo all’altro, aggiungendo fatiche, moltiplicando lo stress.
Il giorno del vero riposo è “un’isola di tranquillità” in cui ritrovare se stessi e ritrovare Dio.
Ritrovare se stessi è ritrovare Dio.
La riflessione che l’uomo fa su stesso, sul mistero indecifrabile che talvolta la sua vita rappresenta per lui, lo mette alla ricerca: ogni tentativo di capire di più, di essere di più, nasconde, al fondo, una ricerca di Dio. L’uomo si sorprende di fronte al mistero della sua vita, nella quale grandezza e miseria si intrecciano. L’uomo fa ogni giorno l’esperienza della sua grandezza, ma si accorge che essa è segnata, in radice, dal limite, dal finito, dal temporaneo. Tutto questo sollecita domande sul senso del tempo, del vivere, del morire, dell’essere uomini; pone in ricerca di Colui che ha messo in noi il desiderio della totalità, pur avendoci creati come esseri limitati, e il desiderio dell’infinito, pur avendoci creati finiti e messi nel tempo.
La ricerca può portare a scoprire Dio, a credere in Lui, ad affidarsi a Lui.
Ma non esaurisce il piano in cui ci si affida; anzi se la nostra ricerca terminasse, rischieremmo di vivere Dio come un possesso, come un presente: Dio invece è sempre al di là del tempo e dell’uomo. Dio è nel futuro dell’uomo e gli domanda l’umiltà dell’attesa e l’intensità del desiderio.
Un abbraccio fraterno, cara Pinuccia.
Un caro saluto a tutti.
Un grande abbraccio a te caro Fausto. Grazie del tuo post sul tempo. L’ho letto con interesse. Ho riflettuto su quello che hai detto ed è proprio vero, Il tempo non basta mai. Corriamo come le formichine, in quest’universo, non so alla fine a cosa servirà quest’affannarsi alla corsa dell’oro, se poi tutto dovremo lasciare. Giusto prendersi un po’ di tempo per noi, soprattutto per la preghiera. Con il Signore chi ci sta bene, non guarda l’orologio, non si ricorda neanche di averlo al polso. Almeno così dovrebbe essere. Grazie Fausto Buona serata ❤
In cammino, a capo chino, smarriti dentro pensieri quotidiani, accade, talvolta, d’essere sorpresi da spazi lunghi, profondi, indefinibili, avvolgenti, che inaspettatamente si allargano.
Gli occhi si distendono, inseguono lontane linee di fuga, spaziano, abitano confini inesplorati e godono di restare al limite, proprio in fondo, all’estremo.
Ecco, non appena diventa possibile spaziare, muoversi senza contenimenti, allungare la vista lungo aperture che portano lontano, più in là, subito il cuore spinge lo sguardo a frugare tra pieghe di vita che non si conoscono ancora.
Nella ferialità il tempo quotidiano, in genere, è tessuto di estrema efficienza e razionalità; tutto è bene incastrato: le troppe cose da fare trovano, in qualche modo, la propria collocazione e il proprio compimento.
Si calcola, si vive con la misura del risultato, del conveniente, del tutto previsto, del tutto sotto controllo.
Ma non appena si allarga una distesa luccicante di acque in vivace fibrillazione, non appena si intuiscono vette solitarie, alte, maestose, silenziose, il cuore vola, si gonfia di festa, di riconoscenza, di gratuito restare.
Tutto ciò che è grande, ampio, bello riempie di gratitudine e di pace interiore. Tutto si mette a tacere di fronte al mistero del sole che nasce, che si alza sorprendentemente veloce, emergendo quasi improvvisamente – seppur vegliato – da acque lontane che si colorano della sua luce, della sua vita.
C’è bisogno di attesa, di desiderio, di respiro profondo. Occorre restare.
Eppure, lo stesso sole si leva fedele all’alba di ogni altra giornata, anche di quelle frenetiche, cariche di impegni, di ritmi, di sequenze incredibili che affollano le nostre ore quotidiane di vita.
Sembra uno spreco, nel tempo quotidiano dedicarsi spazi di silenzio, magari di primo mattino oppure a sera, quando tutto torna a tacere, mentre si levano nell’intimo pensieri importanti, domande profonde, a cui, il più delle volte, si preferisce non dare risposta.
Eppure è lì, in questi tempi ampi, quasi esagerati, di spazio e di silenzio che il cuore si sazia, trovando, finalmente, benessere e…profondità.
Non chiede molto la vita, se non d’essere vissuta con pienezza, nel benessere e nella profondità, nella verità che sempre deve misurare il respiro, il desiderio, la ricerca, il fare di ogni giorno.
Fermarsi ad ascoltare il silenzio, riconoscere le luci che possono orientare l’esistere, può sembrare uno spreco, una esagerazione, possibile, disponibile solo per chi non ha cose più importanti da fare. Eppure, basta poco per comprendere le priorità della vita. Aspettare la prima luce del giorno, in silenzio, per imparare ad orientarsi, può sembrare poesia.
E lo è realmente.
Perché solo questa è la pagina buona, la pagina bella, che resterà scritta per sempre nel cuore di chi ha appreso il senso del vivere.
Da lì, piano piano, poi, tutto prende colore, senso, luce.
Buone vacanze, carissima Pinuccia.
Un abbraccio fraterno con l’augurio di ogni bene, con un pensiero dedicato a te e a tutti gli amici .
Grazie carissimo Fausto, soprattutto di non esserti dimenticato di noi. Auguro anche a te e alla tua famiglia, una felice vacanza. La mia , sarà andare ad accudire la mia anziana mamma. Troverò il tempo di lunghe passeggiate al mattino presto e alla sera tardi riflettendo su tante cose della vita, su domande che tante volte non riusciamo a darci risposte, proprio come dici tu. Nella bellezza della natura cercando anche di osservare il sorgere del sole, cercando in questi magici momenti nel silenzio del cuore la, verità il vero senso del vivere, e le cose realmente importanti da prendere in considerazione. Un quel incantesimo cercherò di pensare anche un po’ a te. Un abbraccio grande dal cuore a te e a tutti gli amici .❤🌸🌻🌿🌹 Pinuccia
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Rare immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.
Archivi
Airone bianco su albero giornata nebbiosa
Buona notte
La preghiera è il nutrimento dell’anima,
come il cibo è quello del corpo.
Le nutrie sono veramente impressionanti, sembrano gatti!!!!
Vero fanno un po” paura
bellissime
Grazie
Complimenti, gradite molte
Grazie
Baci
Mistral
Grazie Mistral mi era sfuggito il commento
Buona serata 🙂
complimenti !!!!sei bravissima
Grazie Giovanna, sei molto gentile 🙂
lo penso veramente, ciao
❤
Sono passata a salutarti, non ho più notizie, spero tutto bene, ciao Giusy
Giusi grazie! Sto bene scusami se non sono passata come ti avevo promesso mi dispiace tantissimo, non ho molto tempo per il PC. Verrò a leggerti promesso! ciao a presto
De très belles photos ! Félicitations Pinuccia ! Et un grand merci pour ta visite…
Douce journée pour toi et tous ceux qui te sont chers. Bisous.
Merci de votre visite dans mon espace. vous êtes trop gentil.Bonne aprés-midì
Bisous d’amitiè
Pasaba a saludarte y dejarte un gran abrazo!!!
Espero tu visita a mi blog Pinuccia
Grazie per le tue visite Rosita! lo farò certamente un abbraccio di cuore buon mercoledì! 🙂
¡¡¡Te deseo, tengas un Buen Fin de Semana Pinuccia!!! Con salud y radiantes de sol.. Besos…
Buon fine settimana cara amica un abbraccio! a Presto 🙂
Foto magnifiche, complimenti.
Grazie! Buona serata 🙂
IL SONNO DEL CAMPO
di Fausto Corsetti
Non dorme il campo indurito dal freddo dell’inverno. Alimenta una vita che sa aspettare, che ha imparato a crescere rispettando tempi distesi e stagioni lente, che nulla lasciano all’improvvisazione o alla fretta di “diventare”, di “produrre”, di “fare”, di “contare”.
Qui è nascosto, anzi, qui si rende manifesto il mistero e il senso del vivere. Quel piccolo seme, che diventerà pane dell’incontro e della festa, è il simbolo più bello e più espressivo del dono, della condivisione, della vita.
Non si misura un campo di grano che cresce: lo si ascolta; lo si attraversa con calma e curiosità; lo si abita, mentre lo si lascia entrare in quelle stanze interiori dove troppo raramente ci si sa appartare per affrontare domande alle quali, soli, si è chiamati comunque a dare risposte.
La solitudine che sperimenta ciascuno di fronte a se stesso non è isolamento, ma il tempo del radicamento. La distanza che tiene lontano tra loro le persone amate non è separazione, ma uno spazio di prossimità incredibile che recupera e rende vicino, intimo, tutto ciò e tutti coloro che davvero contano.
Può forse una distanza materiale tenerci lontano dagli amici o dalle persone significanti che abitano stabilmente, invece, la nostra vita interiore?
Quando arriverà il giorno in cui sarà chiaro a noi stessi che ogni dono offerto o ricevuto è un augurio di felicità, quando arriverà per noi quel giorno dovremo a nostra volta donare il nostro dono a qualcuno che sappiamo ne farà buon uso; costui potrà apprendere, allora, che le uniche cose che contano sono quelle fatte di verità e di gioia, e non di latta e lustrini.
Non può essere altro, dunque, a condurci e a governarci se non la gioia e la verità. E proprio questo è il “tempo della spiga”. Il tempo che scorre per far diventare tutto “dono”.
Siamo chiamati a giocare con il tempo e con la vita per il gusto di vivere, di amare, di essere amati. Siamo invitati al tavolo delle cose che crescono piano, della vita che non è tale se non si fa dono, se non si fa vicina.
Siamo in viaggio, sempre e di nuovo, alla scoperta delle cose del mondo, per capirle, alla ricerca di ogni incontro che ci rende vicini gli uni agli altri, partecipi e compagni di un andare che favorisce condivisione e partecipazione.
Ci incontreremo nel bel mezzo dell’unica Festa che non potrà mai finire, in un tempo senza fine, nel “per sempre”. Lì ogni domanda troverà risposta, ogni ansia consolazione, ogni lontananza intimità, ogni desiderio compimento.
Carissima Pinuccia,
non può essere altro a condurci e a governarci se non la gioia e la verità. Siamo invitati al tavolo delle cose che crescono piano: la vita non è tale se non si fa dono.
E’ il “tempo della spiga”.
Spero tu ora stia in buona salute. Un abbraccio fraterno.
Fausto
Grazie Fausto del tuo commento. Adesso sto meglio, tra qualche giorno torno a casa. I tuoi scritti sono sempre belli. Mi fanno riflettere, mi danno gioia e mi istruiscono. Vedo questo campo che non dorme,aspetta la maturazione del suo seme. Ogni seme ha bisogno del suo tempo di maturazione, come la nostra fede. Il campo siamo noi, il seme ci viene fatto dono dallo Spirito Santo, il giorno del nostro battesimo, matura in noi con l’ascolto della sua parola, assimilandola, masticando, ogni giorno. Rifletto sulla bellissima spiga, che si trasforma in pane della vita. È il dono più bello che ci è stato fatto, che si ferma nei meandri del nostro cuore, tramutandosi in amore infinito. Caro Fausto come si può essere separati e lontani dai nostri amici e da tutti coloro che abitano la nostra vita interiore. Noi siamo tutti uniti nell’amore di Gesù. Non c’è separazione. Ed è proprio questo pane che ci unisce in un solo corpo. Niente conta per me, apparire, ne guarnirsi come albero di Natale. L’unica cosa che realmente conta per me, in questa vita che devo trascorrere, è che domani,con l’aiuto della Mamma Celeste, possa anch’io
piacere a nostro Signore. Ti abbraccio fraternamente carissimo Fausto e ti auguro una splendida giornata 😊
IL TEMPO RITROVATO
di Fausto Corsetti
Qualcuno ha sentenziato “Tutti hanno un orologio e nessuno ha tempo. Scambiate le due cose: lasciate il vostro orologio e riprendetevi il vostro tempo”.
Questa affermazione sul rapporto tra orologio e tempo mi sembra meritevole di profonda considerazione.
L’orologio è diventato, soprattutto ai nostri giorni, una sorta di giudice inesorabile: persino quando si è in chiesa, è facile vedere fedeli che controllano l’ora quasi a contingentare anche il tempo destinato al Divino. Si diventa, così, schiavi delle scadenze prefissate. Guai a infrangere la sequenza degli impegni di un ufficio, guai a interrompere una serie di affari e di incombenze per restare da soli, fermarsi, passeggiare, pensare, respirare! Certo, non bisogna dilapidare “il tempo che divora ogni cosa”, un tempo che si è fatto breve. Tuttavia, in una società frenetica come la nostra, convinta solo che “il tempo è denaro”, è necessario qualche volta di più buttar via l’orologio e riappropriarsi del nostro tempo per viverlo in modo personale, libero, intimo, creativo, quieto e sereno.
Prendiamo, ad esempio, il tempo della settimana: anche se per noi non è il giorno festivo per eccellenza, il sabato è diventato ormai per tutti una data di riposo come la domenica. Purtroppo queste due giornate, segnate dalla tradizione ebraica e cristiana da una tonalità spirituale, si sono ridotte ad essere semplicemente un generico “fine settimana”.
Sarebbe il caso, invece, di ricondurle alla loro vera anima primordiale: giorni di distacco dalle cose, dagli strumenti e dagli affari pratici, e di attaccamento allo spirito. Riduciamo, invece, sabato, domenica e vacanze a un tormentoso ed esagitato spostamento da un luogo all’altro, aggiungendo fatiche, moltiplicando lo stress.
Il giorno del vero riposo è “un’isola di tranquillità” in cui ritrovare se stessi e ritrovare Dio.
Ritrovare se stessi è ritrovare Dio.
La riflessione che l’uomo fa su stesso, sul mistero indecifrabile che talvolta la sua vita rappresenta per lui, lo mette alla ricerca: ogni tentativo di capire di più, di essere di più, nasconde, al fondo, una ricerca di Dio. L’uomo si sorprende di fronte al mistero della sua vita, nella quale grandezza e miseria si intrecciano. L’uomo fa ogni giorno l’esperienza della sua grandezza, ma si accorge che essa è segnata, in radice, dal limite, dal finito, dal temporaneo. Tutto questo sollecita domande sul senso del tempo, del vivere, del morire, dell’essere uomini; pone in ricerca di Colui che ha messo in noi il desiderio della totalità, pur avendoci creati come esseri limitati, e il desiderio dell’infinito, pur avendoci creati finiti e messi nel tempo.
La ricerca può portare a scoprire Dio, a credere in Lui, ad affidarsi a Lui.
Ma non esaurisce il piano in cui ci si affida; anzi se la nostra ricerca terminasse, rischieremmo di vivere Dio come un possesso, come un presente: Dio invece è sempre al di là del tempo e dell’uomo. Dio è nel futuro dell’uomo e gli domanda l’umiltà dell’attesa e l’intensità del desiderio.
Un abbraccio fraterno, cara Pinuccia.
Un caro saluto a tutti.
Fausto
Un grande abbraccio a te caro Fausto. Grazie del tuo post sul tempo. L’ho letto con interesse. Ho riflettuto su quello che hai detto ed è proprio vero, Il tempo non basta mai. Corriamo come le formichine, in quest’universo, non so alla fine a cosa servirà quest’affannarsi alla corsa dell’oro, se poi tutto dovremo lasciare. Giusto prendersi un po’ di tempo per noi, soprattutto per la preghiera. Con il Signore chi ci sta bene, non guarda l’orologio, non si ricorda neanche di averlo al polso. Almeno così dovrebbe essere. Grazie Fausto Buona serata ❤
https://elvira513.files.wordpress.com/2011/10/tramonto.jpg?w=300&h=225
LUCI DELL’ANIMA
di Fausto Corsetti
In cammino, a capo chino, smarriti dentro pensieri quotidiani, accade, talvolta, d’essere sorpresi da spazi lunghi, profondi, indefinibili, avvolgenti, che inaspettatamente si allargano.
Gli occhi si distendono, inseguono lontane linee di fuga, spaziano, abitano confini inesplorati e godono di restare al limite, proprio in fondo, all’estremo.
Ecco, non appena diventa possibile spaziare, muoversi senza contenimenti, allungare la vista lungo aperture che portano lontano, più in là, subito il cuore spinge lo sguardo a frugare tra pieghe di vita che non si conoscono ancora.
Nella ferialità il tempo quotidiano, in genere, è tessuto di estrema efficienza e razionalità; tutto è bene incastrato: le troppe cose da fare trovano, in qualche modo, la propria collocazione e il proprio compimento.
Si calcola, si vive con la misura del risultato, del conveniente, del tutto previsto, del tutto sotto controllo.
Ma non appena si allarga una distesa luccicante di acque in vivace fibrillazione, non appena si intuiscono vette solitarie, alte, maestose, silenziose, il cuore vola, si gonfia di festa, di riconoscenza, di gratuito restare.
Tutto ciò che è grande, ampio, bello riempie di gratitudine e di pace interiore. Tutto si mette a tacere di fronte al mistero del sole che nasce, che si alza sorprendentemente veloce, emergendo quasi improvvisamente – seppur vegliato – da acque lontane che si colorano della sua luce, della sua vita.
C’è bisogno di attesa, di desiderio, di respiro profondo. Occorre restare.
Eppure, lo stesso sole si leva fedele all’alba di ogni altra giornata, anche di quelle frenetiche, cariche di impegni, di ritmi, di sequenze incredibili che affollano le nostre ore quotidiane di vita.
Sembra uno spreco, nel tempo quotidiano dedicarsi spazi di silenzio, magari di primo mattino oppure a sera, quando tutto torna a tacere, mentre si levano nell’intimo pensieri importanti, domande profonde, a cui, il più delle volte, si preferisce non dare risposta.
Eppure è lì, in questi tempi ampi, quasi esagerati, di spazio e di silenzio che il cuore si sazia, trovando, finalmente, benessere e…profondità.
Non chiede molto la vita, se non d’essere vissuta con pienezza, nel benessere e nella profondità, nella verità che sempre deve misurare il respiro, il desiderio, la ricerca, il fare di ogni giorno.
Fermarsi ad ascoltare il silenzio, riconoscere le luci che possono orientare l’esistere, può sembrare uno spreco, una esagerazione, possibile, disponibile solo per chi non ha cose più importanti da fare. Eppure, basta poco per comprendere le priorità della vita. Aspettare la prima luce del giorno, in silenzio, per imparare ad orientarsi, può sembrare poesia.
E lo è realmente.
Perché solo questa è la pagina buona, la pagina bella, che resterà scritta per sempre nel cuore di chi ha appreso il senso del vivere.
Da lì, piano piano, poi, tutto prende colore, senso, luce.
Buone vacanze, carissima Pinuccia.
Un abbraccio fraterno con l’augurio di ogni bene, con un pensiero dedicato a te e a tutti gli amici .
Fausto
Grazie carissimo Fausto, soprattutto di non esserti dimenticato di noi. Auguro anche a te e alla tua famiglia, una felice vacanza. La mia , sarà andare ad accudire la mia anziana mamma. Troverò il tempo di lunghe passeggiate al mattino presto e alla sera tardi riflettendo su tante cose della vita, su domande che tante volte non riusciamo a darci risposte, proprio come dici tu. Nella bellezza della natura cercando anche di osservare il sorgere del sole, cercando in questi magici momenti nel silenzio del cuore la, verità il vero senso del vivere, e le cose realmente importanti da prendere in considerazione. Un quel incantesimo cercherò di pensare anche un po’ a te. Un abbraccio grande dal cuore a te e a tutti gli amici .❤🌸🌻🌿🌹 Pinuccia
Che foto spettacolari cara Pinuccia. Davvero splendide. Le farò vedere anche a mio figlio che fotografo dilettante adora la natura. Bacioni. Isabella
Ti ringrazio Isabella del tuo commento buona sera ❤